Tratto dal "Dizionario Biografico degli Italiani" Ed. Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani - Roma 1974 e dall'articolo "Sandro Camasio" pubblicato nel 1979 a cura de "La Voce del Basso veronese".![]() |
Sandro Camasio nacque a Isola della Scala, in provincia di Verona, il 5 novembre 1886, da Giuseppe, ricevitore del registro, di cospicua famiglia di Valenza Po, e dalla Signora Costanza Chiroli, di nobile famiglia di Frascarolo (Lomellina).
In dipendenza della carriera paterna, la famiglia Camasio ebbe molteplici mutamenti di residenza: da Isola della Scala, qualche anno dopo la nascita di Sandro, a Nizza Monferrato, quindi ancona, successivamente a Livorno (1903) ed infine a Torino (1905). Queste ultime due furono le residenze che più influirono sulla vocazione del futuro autore drammaturgo, sia per l'eccellenza degli istituti scolastici da lui frequentati, sia per la natura e qualità delle amicizie contrattevi. E se è naturale che nella formazione di quello straordinario temperamento d'artista il primato debba spettare a Torino (ov'egli, ultimato il liceo, s'addottorò in legge e dove si legò di fraterna amicizia con Nino Oxilia e con Nino Berrini - suo valido collaboratore il primo e suo amorevole maestro il secondo) è tuttavia giustizia riconoscere che Livorno, con il suo ottimo ginnasio-liceo e con l'intimità e l'esempio di camerati veramente d'eccezione, lasciò nel ricordo, nell'animo, nelle facoltà intellettuali e spirituali di Sandro un'impronta incancellabile. La sua fu un'attività complessa e feconda, a ritmo talvolta febbrile, iniziatasi dagli ultimi anni del liceo e protrattasi senza interruzioni fino alla primavera del 1913, l'anno della non mai abbastanza deplorata Sua dipartita. Novelliere d'apprima, giornalista poi (nel "Momento" e nella "Gazzetta del popolo"), quindi drammaturgo ed infine anche regista presso l'Itala Film, di lui si può dire che la Sua genialità non conobbe limite né soste. Quattro sono i lavori drammatici ai quali il Suo nome è legato:"Zingara" ed "Addio giovinezza!" rispettivamente del 1910 e 1911 e l'una e l'altra in collaborazione con Nino Oxilia - e due commedie postume "L'Amante del cuore" ed i "Tre Sentimentali" alle quali, lui morto, pose mano per il necessario completamento Nino Berrini. Dei quattro drammi il più vitale, quello cui senza paragone è assicurata la fama di Sandro Camasio, è l'"Addio giovinezza!". Festose accoglienze ebbe tuttavia, al suo apparire, la "Zingara" - sia pure a titolo di "splendida promessa di due giovanissimi autori" come lo salutarono unanimi i critici teatrali dell'epoca - e similmente dicasi dei "Tre sentimentali" recanti in cartello anche il nome di Nino Berrini. Meno fortunato, l'"Amante del cuore" non sopravvisse in repertori, nonostante l'ottima impostazione, la straordinaria finezza del dialogo e la felicissima definizione del retroscena cinematografico, attraverso il quale si svolge l'azione. Forse, alla fortuna del lavoro nocque il titolo, che nella ristretta mentalità dei più poteva preconizzare la licenziosità d'ambiente e di costumi che non solo è assolutamente inesistente nel dramma (io che l'intesi e lo seguii, con comprensibile emozione, dalla prima all'ultima battuta, posso affermarlo con sicura coscienza) ma che non fu mai negli intendimenti nè nelle abitudini dello scomparso autore. Anche l'operetta "Addio giovinezza!" musicata dal Maestro Giuseppe Petri è posteriore alla morte del povero Sandro. Lavoro acclamato e vitale esso pure e popolare anche per pregi musicali che l'adornano deve l'idea originale e l'impulso coordinatore al compianto cav. Giuseppe Camasio che della glorificazione del figlio fece propria ragione di vita nel corso degli anni che gli rimasero per piangerlo. Per quanto sopra, è lecito affermare, con fiera cognizione di causa e senza temer d'esagerare che con la dipartita di Sandro Camasio sparito in quell'infausto Maggio 1913 sparì uno dei più eletti temperamenti di drammaturgo che il nostro teatro di prosa abbia visto in quell'ultimo trentennio, una "speranza autentica dell'arte drammaturga" nel significato più vero e completo. In lui s'incontrarono, infatti, e si fusero in mirabile sintesi i doni più invidiati, le divinazioni dell'artista nato e le facoltà acquisite attraverso uno spirito d'osservazione più unico che raro, pronto a cogliere ed a rendere con felice espressione situazioni e caratteri, virtù e debolezze, il lato comico ed il patetico di questa nostra travagliata esistenza. A soli quattro anni di intervallo, sul declinare del 1917, dalle tormentate pendici del Monte Tomba lo seguiva nella pace del Signore Nino Oxilia, l'amico, il collaboratore nonchè delicato poeta, l'autore delle strofe d'un Inno che la Patria ha fatto suo, dove ricorre la fulgida visione di quella giovinezza che Camasio ed Oxilia intensamente sentirono, vissero e glorificarono comunanza di destino a conclusione della comunanza d'ideali e d'aspirazioni. |