In questa scheda sono tratteggiati alcuni personaggi vissuti nel nostro paese nel secolo scorso. I più recenti probabilmente saranno ancora nella memoria di molti isolani, ma altri più lontani nel tempo risulteranno sconosciuti ai più, tranne per chi ne avrà sentito parlare dai genitori o dai nonni. Per questo abbiamo voluto ricordarli in questa scheda. Fra questi, alcuni erano personaggi estrosi, bizzarri o stravaganti di cui spesso non si conosceva neppure il vero nome, ma venivano chiamati con un soprannome che ne esaltava qualche caratteristica. Macchiette di cui si sta perdendo la memoria, diseredati, alcuni vissuti addirittura durante la seconda guerra mondiale, che si mantenevano di lavori occasionali e che battevano le osterie; per questo spesso li si poteva incontrare ubriachi. Il loro precario stato di lucidità faceva sì che spesso la gente li facesse oggetto di scherno per creare momenti di ilarità. Di qualcuno è rimasto solo il nome o poco più, come gli amici Teno, Pontelo, Cice e Manfre' con la tiritera che li accompagnava: "Teno, Pontelo, Cice e Manfre', quatro remenghi che bate i cafe'!" Poi Cuco Moro (e la Cuca Mora), la Vecia Tue, Pilade Mantelli (fradèl de la Norma), la Saltasbare, Mandolin. Altri sono stati isolani inseriti pienamente nella comunità del loro tempo. Vogliamo ricordarli tutti (almeno quelli di cui siamo a conoscenza) perché ciascuno di loro, con la propria personalità, ha lasciato un segno nella nostra memoria collettiva. (Nella descrizione si è voluto alternare liberamente l’italiano al dialetto per ricreare, almeno in parte, un’atmosfera più consona al luogo e al tempo passato, quando il dialetto era molto più usato di oggi).
Romolo (el selàr). Aveva la bottega in via Battisti, poco dopo il negozio di Cristofoli. Era detto anche “Océti”, forse per i suoi occhietti vispi. Carlin parulòto, abitava vicino alla “Campagnóla”. “El paruloto” era il pentolaio, che riparava pentole di rame o di stagno di vari usi e dimensioni. La Roséta, mitica “frutaróla”, ambulante di frutta e verdura che col fratello Silvino teneva el banchéto davanti al monumento. La Càrola, aveva la botéga sul cantón verso la piàza, dal’altra parte de Viàn. El Lào (quél col banchéto in piaza e quél che vendéa el formàio in via Cavour). Nadalìn, fiól dela Càrola, tenne il negozio di frutta e verdura ora gestito dal figlio Francesco. Trecani, fratelli tabaccai che avevano la botéga in via Mazzini, tenuta in seguito da Obe Segalotto e poi da Siliprandi. Bigio pitór (lustrìn). Uno dei personaggi più noti del paese, per il quale si rimanda ai contributi reperibili anche su questo sito. Marco campanar, sagrestàn per una vita. Prima di lui c’era Bardo, quello del detto “’ndar ala méssa de Bardo”, cioè non andare a messa, dal momento che il sacrista non celebra messa. Malaman, unica guardia municipale per molti anni, burbero ma buono. El dotor Bergamaschi, figura di medico di famiglia di altri tempi, con i suoi baffetti e l’immancabile bicicletta nera con cui andava a casa dei pazienti a qualunque ora. Destri el bechìn, esercitò il mestiere fino alla successione di Bepi Fresco. Tàmbara, figura caratteristica di persona semplice, che credo vivesse alla casa di riposo e faceva el zercante. La Maria picola (detta anche Mariolina). I Picàia (famiglia Marzolla). La Picaìna, figura di vecchietta piccola di statura, appartenente alla suddetta famiglia. La Pita, la professoressa De Mori (insegnante di francese). Balotin, padre della prof.ssa Ballottin, insegnante di musica alle medie. I Dal Grosso (i peltràri). Avevano la botéga tra el cafè de Vian e i Cristofoli. Pacèl (Cesare Suffo, marito della levatrice Almerina Marcantoni). Si raccontava che quando venne eletto al soglio pontificio papa Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli, la Picaìna si fosse recata tutta preoccupata da una vicina, chiedendole se avesse sentito la notizia che era stato eletto papa “Pacèl dàla Dóltra”…. Al che la vicina le rispose che era piuttosto improbabile, dato che quella mattina stessa le aveva venduto i broccoli che stava cucinando… La Pontèla (Angela), vecchietta che raccoglieva le “fassìne” sul prà déla fiéra. Nèlo Pegoraro (el fotografo poeta, zelante studente dell’università del tempo libero di Verona (snobbava quella di Isola), cantava nella corale parrocchiale. Prese il diploma di terza media alle serali all’età di 70 anni. Le vecie del carbón (le sorèle Fornasari, al cantón fra via Sospiri e el stradón, in do gh’è Ròger. I le ciamava “el stàlo”). La Richéta Mèla (la faséa scoléta e la lavàa le vestine dei cereghéti). Casimìro (el giornalàr). El g’avéa el gabioto davanti alla farmacia de Pinpin. Romèo paruchiér. Sabión (e la Sabióna), Bersani (negozio dove ora c’è Chiara parrucchiera); vendeva materiale elettrico, ma anche musicale, specie corde di violino e di chitarra. Poi subentrerà Edel Canovi. Tàcito bidèl. Personalmente lo ricordo come l’unico bidello presente alla scuola elementare. Valéncia, che dava la benzina dalla Triestina. La Gina del bar del cinema Bovo. Bògnolo, fruttivendolo ambulante. Ancora tra noi. ‘Dólfo Fresco, figura di cattolico integerrimo, assiduo frequentatore e collaboratore della parrocchia almeno fino all’epoca dell’abate Ceriani. L’avocato Spaziani, figlio di Gracco, già sindaco dal 1972 al 1974. Le sorelle Ortensia e Iside Spaziani, maestre elementari. Ortensia scrittrice di romanzi e del libro di memorie “Scarpe rotte eppur bisogna andar”. El Màchina. Famoso per la sua passione per gli esperimenti scientifici, che faceva in casa con attrezzature confezionate artigianalmente, non senza una certa genialità. Ancora tra noi. Marchi. Vendeva le merende davanti alla scuola media, e la domenica faceva le “amaréne” (granite) in piazza. Bardo, campanàr molti anni fa, comunque prima di Marco. Girava il detto “sito ‘ndà ala messa de Bardo?” per dire “hai perso messa?” El gòbo Passarìn, fradèl de Marco campanar, persona impegnata in parrocchia, con un vistoso difetto fisico a quei tempi impietosamente espresso nel nomignolo. Fino a qualche anno fa viveva un signore di nome “Esaltàz”, nato, a quanto si diceva, il giorno dell’Esaltazione (nel calendario “Esaltaz.”) della Santa Croce… A Carnevàl sfilavano per il paese “El duca del Piganzo” e “La duchéssa déla Mandèla”, per anni impersonati da Carlo Bologna e da Andrea Bonadiman. Pinpìn, el farmacista del cantón Marcóni, soprannome dato a Renzo Gozzi, riparatore di apparecchi radio e tv. Màrcori, appassionato di aeromodellismo. Munerati, appassionato allevatore di uccellini che teneva in soffitta. Si ringrazia la signora Silvia Bonfante per le preziose informazioni fornite per la stesura della presente scheda. |