Mario Modena

Di Vittorino Stanzial, di cui sono già apparse in questa rubrica le note sulla vita di Padre Giulio Bevilacqua, pubblichiamo volentieri questo ampio profilo del professor Mario Modena, del quale ricorre tra poco l’anniversario della scomparsa. 

NEL PRIMO ANNIVERSARIO 
RICORDIAMO IL PROF. MARIO MODENA 
EDUCATORE E ARTISTA – CITTADINO E CRISTIANO ESEMPLARE

Caro Mario, ho avuto in mano da tua moglie quattro tuoi quaderni. Li ho guardati e mi sono detto: ecco, tutta qui la vita di un uomo. Poi, sfogliandoli e passando in rassegna ad una ad una le pagine, ho scoperto quanto amore, quanta passione , quali ideali e fede possano riempire una vita, quando essa è vissuta, come la tua, non solo per sè, ma per quanto è bene e bello, per la comunità civile e religiosa, per gli amici, per le persone care. 

L’ultimo scritto di Mario Modena fu dedicato all’amico Lorenzo Zera. Restò dentro un fascicolo, ancora da incollare. Lo aveva chiuso citando le parole di San Paolo: “Hai concluso con onore e nobiltà la tua battaglia terrena, hai terminato la tua corsa, hai conservato intatta la tua fede…”. Furono le sue ultime righe. Forse, scrivendole, non pensava a sé, ma certamente le sentiva proprie, e oggi le possiamo ripetere per lui. Onore e nobiltà sono i caratteri di un’anima eletta, schietta, sincera, entusiasta, piena di passione per ciò che è buono e bello. Qualcuno lo ha chiamato: maestro di vita. Se lo merita. Scrisse e pubblicò su La Voce decine di biografie di personaggi isolani, o medaglioni, com’egli le chiamava (che tra l’altro bisognerebbe raccogliere e ristampare!); ora almeno un medaglione se lo merita pure lui. Era nato a Oppeano il 29 aprile 1919, con Marcello, suo carissimo gemello. Oppeano fu la sua prima patria; spesso vi tornava e sempre gli rimase nel cuore, non solo perché vi aveva la famiglia e tanti amici e vi era vissuto per quasi la metà della sua vita, ma perché vi si era impegnato, in parrocchia, come maestro del coro e nella società civile svolgendo per cinque anni anche le funzioni di Sindaco. Durante la guerra troviamo Mario studente all’università di Padova, dove si recava come poteva, spesso anche in bicicletta (passione che poi mantenne per tutta la vita). Studiò lettere classiche con un professore isolano, Ettore Bolisani; e si laureò con una tesi su: Le chiese paleocristiane di Verona. Ma volle continuare gli studi con un altro docente isolano, il prof. Guido Rossi, e nel ’48 prese la laurea in filosofia, con una ricerca su Antonio Rosmini. Con due simili maestri isolani, Mario non poteva che innamorarsi di questo paese. Infatti qui venne, dopo il matrimonio con la dr.ssa Elsa Favalli, nel 1957 e qui rimase fino alla morte, per 44 anni, cittadino a pieno titolo, partecipe ed appassionato, spendendovi le migliori energie. Nell’intento di tracciare la figura di Mario Modena, dobbiamo passare in rassegna le tappe più significative e i campi del suo impegno: mente artistica, ebbe grande passione per la musica; fu insegnante e preside, svolse attività di corrispondente di vari giornali, amò l’arte, e si impegnò nella società civile, in parrocchia, nel campo sociale e caritativo. In ognuno di questi campi spese le sue energie, con grande passione, continuità, coerenza, sempre sostenuto e illuminato dalla sua sicura e ampia cultura e dal suo adamantino spirito religioso, una fede cristiana esemplare.

Il musicista e maestro di coro

Non seguì studi particolari in materia, ma la grande passione per quest’arte fece di lui un bravo organista, un direttore di coro, un creatore di composizioni, un organizzatore entusiasta e competente di concerti, incontri musicali, concorsi. Amò la musica classica, lirica, liturgica e il canto sacro. Ancora vengono conservate centinaia di cassette da lui stesso selezionate e registrate. Iniziò come maestro della “Schola cantorum” di Oppeano e di Bovolone. Giunto a Isola della Scala, fondò nel 1957 la Corale scaligera. Lo possiamo seguire nelle sue esecuzioni, composizioni e nell’organizzazione di tante manifestazioni musicali isolane. Nel 1964 compone la sua prima messa cantata: Missa in honorem Sancti Zenonis, eseguita dalla Corale scaligera in occasione dell’ordinazione del nipote sacerdote; messa che due anni dopo trasformò a 4 voci dispari, in italiano, lingua adottata nella liturgia dopo il Concilio. Verrà eseguita a Verona, varie volte a Isola, a Oppeano e riceverà un elogio dall’accademia romana di S.Cecilia. Intanto tramite l’Associazione Amici della musica, di cui è presidente, organizza un Festival interregionale del dilettante, che si tiene al cinema-teatro Alba e già dalla prima edizione vi partecipano 16 giovani cantanti. Modena è presidente della giuria. Altre tre edizioni dello stesso concorso seguiranno negli anni successivi (la 4a al teatro Bovo) con un numero sempre maggiore di partecipanti, provenienti dal mantovano, dal modenese, da Ferrara, Rovigo e da varie province venete. La sua Corale sarà spesso presente anche nelle cerimonie civili e in altre manifestazioni. Nel ’68 la Corale, ormai giunta ai 60 elementi, partecipa con onore ad una rassegna di cori veronesi. Dallo stesso anno iniziano per sua iniziativa i concerti d’organo nella chiesa abaziale; si ricorda il primo, che inaugurò il rinnovato organo Ruffati. Seguirono negli anni successivi gli annuali concerti natalizi, ai quali talvolta intervenne il noto musicista veronese padre Terenzio Zardini. Nel 1970 l’associazione Amici si trasforma nel Club musicale Arturo Toscanini e si darà da fare per portare a Isola concerti lirici vocali. Nel Club si distinguono, oltre al Modena, i nomi di Canovi, Zanovelli, Pedrotti, Balottin, Fabio Spaziani, Natale Ferrarini. Altra tappa musicale importante è la rinascita, nel 1975, del corpo bandistico isolano, composto inizialmente di 30 elementi, di cui 20 giovanissimi. Tra i promotori ancora Modena, e poi Turrina, Canovi, Zanardi, Lugo. Alla celebrazione del quinquennio di attività nel 1980 interverranno autorità regionali e provinciali. La sua mai cessata passione, il dinamismo, la competenza acquisita hanno fatto di Mario Modena, per decenni, l’animatore del risveglio musicale isolano. Soleva dire che, se ne avesse avuto da giovane la possibilità, avrebbe intrapreso la via del direttore d’orchestra. Negli ultimi vent’anni lo abbiamo conosciuto come apprezzato organista nelle cerimonie religiose, cui, gratuitamente, non mancava mai (lui stesso assicurava di aver accompagnato con la sua musica oltre 2000 Messe per i defunti isolani); geloso del suo organo Ruffati, di cui, a ragione, si considerava quasi il padrino di battesimo.

L’educatore e il preside

Se nella musica Mario Modena profuse la sua passione di amatore e di autodidatta, nella scuola fu eminente per cultura e professionalità. La scuola rappresentò per lui il campo dove spese le sue doti di educatore e di guida severa, ma paterna, dei giovani: la scuola fu la sua seconda famiglia. Quando nel 1983, dopo 40 anni d’impiego, passò alla pensione, la scuola, premiandolo con una medaglia d’oro alla presenza del sindaco del tempo, scrisse di lui: Ha retto le sorti dell’istituto con generosità e lungimiranza, acquisendo per la sua competenza e la vasta cultura la stima e la riconoscenza degli alunni, in primo luogo, ma anche degli insegnanti e della cittadinanza. Iniziò ad insegnare a S. Bonifacio e poi in altre località. Nel ’58 venne nella scuola media Fratelli Corrà di Isola della Scala, dove nel 1964 assunse l’incarico di preside. Subito prende l’iniziativa di dare un premio al merito ai migliori alunni e in quell’anno si leggono tra gli altri i nomi di Alberto Bonfante, Claudia Tinto e Paolo Rossignoli. Nel ’65 Modena è mandato, come preside incaricato, alla Media di Villabartolomea, dove si occupa di attivare i rapporti tra scuola e famiglia; ed è, tra l’altro, chiamato a tenere una conferenza al pubblico su: Universalità e attualità di Dante Alighieri. Ma l’anno dopo torna come incaricato ad Isola della Scala. Passato di ruolo come preside, nel giugno del ’72 organizza una splendida giornata per apporre, all’ingresso della scuola, le effigi dei fratelli Flavio e Gedeone, alla presenza del prof. Carlo Perucci loro comandante partigiano, del provveditore Sillato, di Mons. Sennen, fratello dei Corrà (allora parroco a Cadidavid, poi vescovo di Chioggia) di Fabio Spaziani, presidente del consiglio d’istituto e del prof. Augusto Tebaldi, deportato nello stesso campo di Flossenburg. Gestisce con molto senso pratico le diverse riforme scolastiche di quegli anni, guardando non tanto alle formalità, quanto ai veri fini educativi della scuola. Tra le altre iniziative di rilievo occorre ricordare: gli incontri docenti-genitori, i comitati genitori, le feste scolastiche, i giochi della gioventù, le gite d’istruzione, spesso guidate da lui; i corsi estivi di recupero gratuito e l’istituzione delle borse di studio per studenti. Dà inizio ai corsi serali per aiutare gli adulti a conseguire la licenza media. Avvia con Roberto Puliero un corso di teatro per gli studenti. Sostiene l’azione del patronato scolastico in aiuto agli alunni bisognosi. Come detto, nel 1983 entra in pensione dopo 40 anni di lavoro, ricevendo il commiato dal sindaco Stanzial e lasciando la presidenza alla prof.ssa Montalto. 

Tra i fondatori dell’Istituto tecnico e dell’Università della terza età

Un altro punto di merito da ascrivere alla disponibilità e alla intraprendenza del prof. Modena è il sostegno offerto all’Amministrazione comunale, quando, nel 1960, sindaco Salgarelli, intraprese l’avventura della fondazione di un istituto tecnico commerciale per ragionieri. Il prof. Modena fu chiamato a guidare come primo preside della neonata scuola un gruppo di insegnanti locali, dando così la possibilità alla civica amministrazione di attivare le prime classi, con notevoli spese, fino alla statizzazione, che avvenne a partire dal 1963. Dopo la pensione sarà tra i protagonisti per l’intitolazione dell’Istituto tecnico commerciale di Isola al suo professore d’università Ettore Bolisani, grande latinista isolano, di cui aveva raccolto i dati biografici e del quale conservava venerata memoria. Fu chiamato a commemorarlo durante la cerimonia. E nel 1989, convinto che l’istruzione e l’educazione nella vita non devono mai cessare, accetta di reggere l’Università della terza età. Nell’accettare l’incarico, dichiara: “sono felice di mettere a disposizione della comunità isolana le poche risorse professionali che mi rimangono per creare un’istituzione che si occupi del tempo libero degli anziani (e non) per realizzare l’alto ideale della loro promozione culturale e sociale”. Su esempio di quella veronese, l’università isolana era nata dalla collaborazione tra il Lions club, retto da Bruno Piva e l’amministrazione comunale, essendo assessore alla cultura Diego Zarantonello. Aveva avuto l’adesione immediata, oltre che di Mario, dei professori Pasquale Ferrarini, Fernando Boraso, Alessandra Sarte; e Maria Rosa Nicoletti, che diverrà coordinatrice dei corsi.

Il corrispondente scrittore e il cittadino esemplare 

Ovunque lo portasse il suo lavoro, Mario si inseriva immediatamente e operativamente nella comunità, civile e religiosa, che vi trovava. Il suo senso civico, la sua concretezza nel prendere iniziative, la sua allegra affabilità lo portavano a socializzare con facilità in mezzo a qualsiasi categoria di persone, con cui riusciva ad esprimere, con simpatica ironia, il suo buon umore. Già ad Oppeano il 27 maggio ’56, partecipava alle elezioni amministrative del paese e veniva eletto sindaco. Nel discorso di ringraziamento, assicurò il suo interessamento per ogni cittadino e per il paese; rivolse il suo pensiero agli ammalati ed infermi, ai lavoratori all’estero, assicurando di “dedicarsi alla fatica amministrativa con scrupolosità e coscienza per il bene di tutti”. Nel presentare un parziale consuntivo del suo lavoro, nel ’59, pose in evidenza il migliorato tenore di vita e lo sviluppo edilizio, l’asfaltatura di strade, l’edilizia scolastica, l’estensione dell’energia elettrica alle contrade e nuovi ambulatori. In quel periodo venne chiamato a Isola della Scala a tenere lezioni di formazione politica su: “I principi ispiratori e gli elementi essenziali dello Stato democratico”. Già residente in questo paese, nel 1965 pubblica, assieme al prof. Bruno Chiappa, la prima storia di Isola della Scala. In quegli anni iniziò a scrivere le cronache isolane sui vari giornali cittadini: L’Arena, Il Gazzettino, il Verona Fedele. Per anni, ogni avvenimento di rilevante importanza ricevette non solo notizia, ma i commenti, talvolta critici, ma sempre costruttivi di M.M., come spesso si firmava: così, scrisse sugli avvenimenti musicali, culturali o scolastici, sulla vita parrocchiale, sui fatti paesani eclatanti e talora anche cronache tristi come sulla morte di persone in vista, o problematiche, come sul primo diffondersi della droga nelle scuole e in paese. Nel 1974 apre un’intensa collaborazione con La Voce del Basso veronese, che Antonio Bizzarri aveva fondato anche col suo contributo. Per più di un decennio passa in rassegna gli avvenimenti isolani, segue la scomparsa delle persone più note e popolari, illustra opere architettoniche e artistiche, entra nelle questioni dibattute in paese. Memorabile la sua ricerca sugli edifici canonicali e sui banchi della chiesa abaziale. Non vi è fatto rilevante che non trovi l’impegno della sua penna e dei suoi commenti, spesso ricchi di humor, non risparmiando talvolta rimbrotti e richiami alle autorità, ma comunque riconoscendo i meriti di chiunque li meritasse. Nel 1983 inizia su La Voce la pubblicazione dei suoi “medaglioni”, una rassegna dei personaggi isolani “che hanno onorato il loro paese”. Sentì quasi il dovere di dedicare i primi due ai suoi Maestri d’università: il prof. Ettore Bolisani e il prof. Guido Rossi. Gli altri riportano i nomi del chirurgo Cartolari, della preside Pinelli; e poi di Donzellini, Quinto, Santini, mons. Fontana, Gracco Spaziani e tanti, tanti altri, che raffigurano una completa galleria di personaggi isolani, al punto da coprire l’intero secolo. Nel 1984, quale cavaliere al merito della Repubblica, partecipa ad Oppeano alla costituzione della relativa associazione. Buon oratore, spesso fu chiamato a prendere la parola davanti al pubblico, per le feste del ringraziamento, per le commemorazioni patriottiche, per presentare spettacoli musicali, teatrali o mostre d’arte. Esperto di architettura e d’arte, fu sostenitore e accompagnatore di viaggi turistici, nei quali coinvolgeva, oltre alla scuola, gruppi di persone o associazioni, con l’occhio sempre attento alle città d’arte; organizzò e partecipò a pellegrinaggi religiosi, feste della classe o delle associazioni combattentistiche. Da esse, nel ’79 riceverà la decorazione “Cangrande della Scala”, per il costante attaccamento all’associazione. Fu sua l’idea di riunire i Mario del paese, in occasione dell’onomastico; di svolgere per alcuni anni perfino il raduno dei gemelli isolani, ragazzi e adulti, lui gemello, per esaltare una realtà umana e sociale, che per se stessa poteva anche essere oggetto di qualche pregiudizio. Con Antonio Bizzarri s’interessò alle ricerche per dimostrare la nascita in Isola della Scala del noto drammaturgo Sandro Camasio, sulla cui casa natale fu posta la targa ricordo. Fonda il circolo numismatico – filatelico, dando così vigore ad un hobby privato, che già coltivava da anni e riceverà, nel palazzo delle poste di Verona, una targa di merito. Fu socio e membro attivo dell’Avis per la donazione del sangue e negli ultimi tempi anche dell’AIDO, per la donazione di organi. Nel 1994, dopo alcuni furti nel santuario della Bastia, le cronache rivelavano che un “ignoto benefattore” aveva fatto restaurare le campane e il trittico del 1500. Qualcuno sapeva chi fosse quell’ignoto cittadino. Come generosi furono i suoi interventi di beneficenza per borse di studio e per monasteri di clausura e altre iniziative benefiche. Ultimamente Mario prende ancora la penna in mano sul problema dell’ospedale, sulle difficoltà delle scuole isolane e per commemorare altri amici, tra cui Fabio Spaziani e Lorenzo Zera. La “sua” università della terza età e del tempo libero gli attribuisce un ultimo riconoscimento. Il 2 marzo 2001 subisce un incidente stradale, proprio mentre si sta recando in chiesa per assolvere alle sue volontarie funzioni di organista: era il primo venerdì di quaresima. Il 23 maggio, dopo una lunga convalescenza, ci lascia, la vigilia della festa dell’Ascensione. Il popolo isolano, sei giorni dopo, gli si stringe attorno, numeroso e riconoscente, per dargli l’ultimo saluto. L’abate don Giovanni Ballarini, nel ricordarlo in chiesa, dice di lui: Tutta la comunità oggi ne onora la memoria: riconoscente per la sua grande umanità, l’affabilità, l’amabilità, l’attenzione alle persone, la sua serenità; in segno di gratitudine per quanto ha donato a Isola, impegnato in prima linea per promuovere i valori umani, civici, morali per la crescita e il bene di tutti. 

Vittorino Stanzial.


La foto è stata gentilmente fornita dal signor Alberto Bologna.