D. PIETRO GARZOTTI IL GIORNO dello Spirituale Possesso 7 Giugno 1870
AL CLERO E POPOLO D’ISOLA DELLA SCALA
SALUTO DEL NOVELLO ARCIPRETE ABATE
Ignoto a tutti e perciò posto al sicuro da
qualsiasi anticipata avversione o premura, io
mi rivolgo a tutti, o Clero e Popolo d’ Isola
della Scala, per salutarvi ed abbracciarvi nello
spirito della evangelica carità. Quale vostro
Pastore legittimamente e liberamente mandato
in cotesta Terra cospicua dal Reverendissimo
Ordinariato Diocesano, di leggeri capirete,
come io debba essere tutto preoccupato di
Voi, che diveniste il mio Gregge. Ed è perciò
appunto ch’io vorrei poter subito trattenermi
con Voi; conoscervi ad uno ad uno; farmi
incontro alle vostre richieste; appagare i vostri
desiderii; prestare in ogni cosa l’opera mia;
in una parola mettere la mano al Ministero
Parrocchiale, per adempierne tutte le incum-
benze.
Ma egli è qui, che se Voi poteste mai avere
motivo di lagnarvi del ritardo, ch’io sono pur
costretto a frapporre; io tutto sentirei il ram-
manco e tutta tutta porterei la pena del dover
per poco differire il trovarmi in mezzo di Voi.
Senonchè Voi siete tanto cortesi ed insieme
tanto giusti, da stimar retto, che anteriori im-
pegni non vanno rotti bruscamente, e che
sempre è da usare ogni ragione di civile con-
venienza.
Come potrei quasi improvviso licenziarmi
da un Municipio illustre, che mi onorava di
triplice incarico e mi circondava d’ogni ri-
guardo e fiducia? Come dire in fretta addio
a’ Direttori e Colleghi dì tre Istituti, che mi
donavano il loro affetto? Come rubarmi al
fianco d’un Rettore esimio, il quale da tre
anni dividea meco, come un fratello, cure e
pensieri di numeroso Convitto? E come infine
lasciar così questo Convitto di cari Giovani, a
cui sono naturali sensi delicati e nobili, e che
sono gran parte de’ miei offici, anzi dirò del
mio cuore e della mia vita istessa?
Ecco ciò, che io desiderava che Voi cono-
sceste: ed ecco perchè avvisai indirizzarmi a
Voi palesemente e con ogni possibile espan-
sione manifestarvi le ragioni dell’indugio; a ciò
che. Voi stessi lo assolveste, e così confortarmi
dell’amarezza, che a me ne deriva.
Che se in me è tanto il culto della gratitu-
dine e dell’amicizia, non mi dovea poi meno
stare a cuore l’ opinione del mio Clero e del
mio Popolo. No, no, non voglio, che veruno sia
tratto in errore, o gli passi attraverso l’animo,
fosse anche un lieve dubbio, per cui sia trat-
tenuto solo un momento, dal riporre nel Pa-
store novello tutta la sua confidenza.
Oh! no: siatene sicuri, o buoni Isolani, che
non è diffidenza di Voi, o freddezza per Voi,
ovvero dubbietà per me, o tutte insieme que-
ste cose, che mi tolgano ancora per poco al
piacere il più puro, ed il più santo, di trovarmi
con Voi, qual Padre in mezzo de’ suoi Figliuoli.
E perchè mai diffidar io? E come starmi
freddo od in fra due? Per qual cagione? Forse
che io non vengo tra Voi nel nome del Si-
gnore?(1) O ch’io ho ambito d’essere il Vostro
Arciprete, il Vostro Abate? No: ch’io non corsi
torti sentieri, nè ordii nel secreto fila secrete,
a riuscir nell’intento, ch’io non sognava nem-
meno. No: Dio mi testimonio se dica vero!
Sapete quale unico vanto io mi abbia, e
prego il Signore mel conservi sino alla morte?
Ho il vanto di piegare unile il capo a’ voleri
di Dio, e darmi, come un fanciullo, alla guida
della Provvidenza.
Io adunque vengo e starò, quando che sia,
Pastor Vostro, colla missione del mio Vescovo,
coll’assenso del mio Re: vale a dire vengo
canonicamente e civilmente: vengo dopo sod-
disfatte in tutto le leggi della Chiesa e gli or-
dinamenti del Regno: senza avere isforzata
la mano di chicchessia, io entro nell’ovile delle
pecore per ha porta,(2) che mi è aperta spon-
taneamente, da chi ne ha la chiave!
È qui dove poggia la mia certezza, che tutte
pecore ascolteranno la sola voce del Pa-
store, che è per venire legato del Pastor dei
Pastori, del Vescovo di tutte le anime re-
dente, Cristo Gesù, Divino Adorabile Salvator nostro.(3)
Dopo di ciò che mi resta, o Carissimi in
Crsto, se non lasciarvi, perchè ne assaggiate,
parte di que’ doni spirituali, de’ quali fra poco
io sarò l’ ordinario ministro tra Voi; cioè a
dire – Pace a’ Fratelli e Carità e Fede da
Do Padre e dai Signor Gesù Cristo?(4) –
Oh! è così grande, dice il Grisostomo, questo
bene’ della pace e della mutua carità, che
coloro, che la procurano e si studiano di
conciliarla, meritano d’ essere chiamati e di-
ventano infatti figliuoli di Dio! Nè ciò desta
meraviglia se lo stesso Figlio di Dio è calato
dal Cielo per raccostare e mettere in concordia
la terra ed il cielo! – E chi potrebbe mai
essere, continua l’eloquentissimo Padre, quel-
l’infelice, che solleva gli animi ed attizza la
discordia, e poi sogghigna e ride di gioia
crudele.. ? Sappia costui, che mette in pezzi il
Corpo di Cristo, e lo trita e lo solve, meglio
che la lancia ed i chiovi giudaici..! – E notate
osservazione degna di grave riflesso, che fa
lo stesso Vescovo di Costantinopoli. – Le
membra del Corpo reale di Cristo, e’ dice,
dopo il triduo del sepolcro, in virtù della di-
vinità, che le penetrava, tornarono vigorose
ed intere: laddove le membra del Corpo mi-
stico di Cristo, che sono i fedeli, ove ne sieno
divelte, se: non vengano con istudio raggiunte
al Corpo, non vi si congiungeranno giammai;
restando così, povere grame private dell’ab-
bodanza de’ spirituali carismi, che trovansi
nella Chiesa! Nisi rursus fuerint conjuncta,
non conjungentur amplius, et manent extra
Ecclesiae plenitudinem.(5).
Ma io non ho timore che tanta jattura in-
colga a veruno de’ miei Figliuoli in Cristo
amatissimi: non ho dubbio alcuno, che lo stesso
vincolo d’amore e di fede non ci abbia già
a quest’ora legati tutti insieme; per formare
un solo corpo ed un solo spirito: così che
riconoscendo ora e rispettando le parti e gli
offici differenti stabiliti al perfezionamento dei
Santi, alla edificazione del Corpo di Cristo;
finalmente ci riuniamo tutti tutti per l’unità
della fede, della carità, della cognizione del
Figlio di Dio, quasi in un sei uomo perfetto,
alla misura dell’età piena di Cristo medesimo!(6)
lo aspetto con ansia quel giorno nel quale
potrò dirvi: eccomi con Voi! Ma frattanto,
come io vado facendo debolmente da quel
primo momento, in che il Celo andava ma-
nifestando i suoi voleri, che risguardavano me
e Voi pure, anche Voi date mano ad assidue
preghiere a Dio ed al suo Paracleto, che illu-
e accende, spira mite e raddolcia, piega
iene e ravvìa, acciò che Esso conceda il più largo
incremento all’opera sua.
In questa santa aspettazione ed in questa
cara speranza io vi stringo tutti al mio cuore
vi imploro ogni benedizione celeste e ter-
rena.
Il Vostro Arciprete Abate
D. Pietro Garzotti
(1) Ne’ Salmi, Libri Profetici, Vangeli ed Epistole.(2) Vangelo S. Giovanni capo X. V. I.(3) S. Pietro, Lettera prima, c. II v.25 e c. V v. 4.(4) S, Paolo, Lettera agli Efesini c. I v. 2.(5) Si vegga l’Omelia III sopra la Lettera ai Colossesi n.IV.(6) S. Paolo. Lettera agli Efesini, c. IV v. 3,4,11,12,13.