Altare di S. Luigi Gonzaga

E’ opera di bella fattura, con sapiente uso di marmi fra cui il raro africano antico.
Fu dedicato a S. Biagio nel 1543 circa. Verso la metà del ‘700 S. Biagio venne sostituito con
l’attuale S. Luigi Gonzaga.


La pala presenta la Madonna con i santi Luigi Gonzaga, Gerolamo, Domenico e Biagio.
Nell’anno 2014 l’altare è stato interessato da un intervento di restauro conservativo.


Pala dell’Altare di S. Luigi

La pala presenta la Madonna con i santi Luigi Gonzaga, Gerolamo, Domenico e Biagio.
Reca la firma del veronese Saverio dalla Rosa (1745-1821) e la data 1792.


Restauro dell’Altare di S. Luigi

La foto ritrae l’altare di S. Luigi prima degli interventi di restauro effettuati nel 2014.
Di seguito riportiamo la relazione tecnico-scientifica riguardante il progetto di restauro conservativo che è stata posta in essere.

Il progetto di conservazione e restauro dell’altare di San Luigi

L’altare dedicato a San Luigi, all’interno dell’Abbazia di Santo Stefano, provenendo dal sagrato attraverso la porta sulla facciata principale, percorrendo la navata, si trova sulla destra, dopo l’altare dedicato a Santa Caterina d’Alessandria; venne eretto intorno al 1543, ed inizialmente fu dedicato a san Biagio, circa due secoli (vero la metà del ‘700) dopo la consacrazione fu sostituita con san Luigi Gonzaga. La pala che lo sovrasta, realizzata nel 1792 dal veronese Saverio dalla Rosa (1745-1821), rappresenta la Madonna con i santi Luigi Gonzaga, Gerolamo, Domenico e Biagio. Architettonicamente è composto da una parte basamentale, presumibilmente di origine Cinquecentesca, in pietra masegna (trachite euganea) ricca di modanature e sottosquadri geometrici con un paliotto in pietra verde alpi, sovrastata da una mensa in marmo bronzetto, di più recente realizzazione e solamente sovrapposta, il tutto poggiato sulla classica gradinata d’altare formata da tre gradini in pietra rossa veronese. La parte in elevazione che adorna la pala dedicata alla Vergine Maria e ai santi Luigi Gonzaga, Gerolamo, Domenico e Biagio, la mostra d’altare, è composta da due colonne e paraste, che poggiano sul gradino d’altare, complete di basamento e capitello corinzio, sono realizzate in materiale lapideo policromo di origine esotica. Le colonne sorreggono una trabeazione con sviluppi geometrici aggettanti, che conferisce dinamicità alla composizione, sovrastata da un frontone ad andamento curvilineo. Sono presenti inoltre le raffigurazioni di putti alla sommità. La datazione della mostra d’altare non è confermata da fonti storiche, ma è presumibile che sia stata realizzata in tempi successivi rispetto alla parte basamentale, probabilmente a seguito di un aggiornamento stilistico della composizione architettonica avvenuto in occasione del cambio di attribuzione devozionale del santo. Il degrado in cui versano gli elementi lapidei costituenti l’altare in oggetto, è frutto di una molteplicità di fattori (intrinseci ed estrinseci) che combinandosi, hanno intaccato i diversi materiali lapidei deteriorandoli, causando gli effetti di degrado manifestati nel corso degli ultimi decenni. A seguito dei saggi effettuati sulle murature restrostanti l’altare (autorizzati con nota n. 23218 del 19/08/2013), per verificare l’esistenza di umidità, si è riscontrato che le strutture adiacenti l’altare sono sostanzialmente asciutte e quindi non interagiscono e non sono causa di degrado per le strutture dell’altare. La presenza di efflorescenze saline sull’apparato esornativo dell’altare è probabilmente dovuta alla migrazione di sali, fonte del degrado più evidente, provenienti dalle numerose sepolture presenti sotto il livello pavimentale dell’Abbazia e la temperatura ambientale non costante, il tasso umidità variabile a seconda dell’affluenza da parte dei fedeli durante le funzioni, hanno favorito il processo di condensazione dell’umidità ambientale (essendo l’altare disposto lungo la parete dell’Abbazia rivolta a nord) ed innescato procedimenti di formazione di concrezioni saline che hanno favorito il distacco e l’erosione del materiale. Nei materiali lapidei l’azione di degrado si innesca nelle linee di sedimentazione più sensibili all’igroscopicità, essendo cariche di materiali argillosi. Il mensale, realizzato in marmo bronzetto, materiale compatto e cristallino, si presenta infatti integro e senza manifestazioni di difettosità A seguito dell’analisi condotta direttamente sul manufatto, risulta evidente che l’apparato architettonico è stato oggetto di un intervento di manutenzione (del quale non si ha memoria) che si presume, nel lungo termine, abbia contribuito ad innescare i processi deteriorativi visibili oggi: alcune porzioni degli elementi in pietra masena risultano essere stati trattati con cere lucidanti di origine chimica leggermente pellicolanti.    L’intervento sarà condotto secondo le metodologie sotto descritte:
Preconsolidamento delle parti in fasi di distacco;
Impacchi ripetuti con polpa di cellulosa e acqua deionizzata per eliminare la presenza di sali nella struttura dell’altare;
Temporanea rimozione del mensale in marmo bronzetto per indagine all’interno della parte basamentale dell’altare, per individuare eventuali depositi di materiale di risulta (veicolo di umidità) da rimuovere, e immediato riposizionamento; Catalogazione e numerazione della parti distaccate per il successivo ripristino;
Pulitura da depositi superficiali e da residui di ceratura mediante spazzole di saggina e aspiratori;
Ripristino delle parti distaccate mediante microcuciture con barre in vetroresina e resina epossidica;
Operazione di riadesione della parti in fase di distacco;
Tassellatura con materiale analogo della parti degradate e perdute mediante elementi scolpiti a mano per il ripristino della continuità figurativa ed estetica;
Sigillatura sottolivello dei cretti mediante maltine di calce addizionate con polveri di marmo in analogia cromatica con il materiale esistente;
Velatura con latte di calce delle sigillature e delle parti eventualmente aggiunte per la presentazione estetica e garantire la continuità cromatica.


1Estratto della relazione redatta da:”Studio Sandrini Isola della Scala. arch. Simone d’Aumiller ing. Luca Sandrini”.