A cura di Mons. Fernando Pilli

La Pala, olio su tela, realizzata dal pittore veronese Michelangelo Prunati nel 1737 si presenta ben centralizzata nella sua architettura trionfale; la Croce di Cristo che attraversa dal cielo alla terra è inclinata di 45° da sinistra-alto a destra-basso per lasciare una grande campitura aerea nell’arco di volta del cielo (il Regno dei Cieli) alla figura maestosa drappeggiata in caldo colore rosso, emergente come “unico” di onnipotenza, Dio Padre, il Creatore.
Al centro della Croce (l’incrocio), simbolo dello Spirito Santo, viene raffigurata la “bianca colomba” in volo discendente che illumina con i suoi raggi uno splendido Bambino Gesù che guarda alla “bianca colomba” (lo Spirito Santo) per opera del quale la Vergine Maria è diventata la Madre di quel Gesù, il Figlio Unigenito di Dio. L’oratorio è dedicato a S. Vincenzo Ferreri, che viene effigiato in ginocchio sul lato sinistro della pala, che con la mano destra indica col dito alzato il Figlio Gesù, il quale a sua volta guarda al Padre attraverso la “Colomba”; il Padre Creatore seduto sulle nuvole del cielo, abbraccia con la destra la poderosa Croce che attraversa tutto lo spazio dell’area del quadro e con il braccio sinistro si protende e protegge tutto il creato.
San Vincenzo porta il saio dell’Ordine di S. Domenico; la sua festa liturgica cade il 5 aprile.

E’ nato a Valencia in Spagna nel 1350 ed è morto a Vannes in Bretagna nel 1419; fa parte dell’ordine dei predicatori. Sulla mano sinistra porta una piccola croce, sopra il capo (al posto dell’aureola segno di santità che il Prunati ha omesso di tracciare e così ha fatto anche per S. Antonio e non si capisce il perchè anche per l’aureola dorata di Gesù e l’aureola del triangolo equilatero per il Padre Creatore) una rossa fiamma di fuoco vivo come simbolo della sua veemente forza di predicazione penitenziale che nelle grandi piazze europee faceva perfino rabbrividire i suoi uditori con le sue parole di spavento e di turbinii di pentimento.
Alla destra del quadro, devotamente inginocchiato, con le mani congiunte e il corpo dolcemente inclinato sulla nuvoletta bianca (piedestallo del Bambin Gesù) il Prunati raffigura S. Antonio di Padova rappresentato con il saio marrone anziché nero come tutti gli antoniani francescani conventuali custodi di Assisi e del suo sepolcro patavino. Il santo è nato nel 1195 (15 agosto) a Lisbona in Portogallo ed è stato battezzato con il nome di Fernando. A 15 anni sentì la vocazione ed entrò nella collegiata dei canonici Agostiniani Regolari. Aveva una formidabile intelligenza quando a Lisbona approdarono le salme di cinque francescani martirizzati nel Marocco mentre annunciavano la pace del Vangelo di Gesù. Decise allora di seguire l’esempio eroico dei francescani ed entrò con il nome di frate Antonio a Coimbra come seguace di S. Francesco.

S. Antonio, venuto in Italia, ad Assisi conobbe S. Francesco che lo ha chiamato (lui ancora diacono) “Antonio mio Vescovo” per la sua sapienza di predicatore. Divenne infatti un grande predicatore i suoi discorsi, specie quelli quaresimali, sono monumenti di sapienza cristiana ed evangelica che gli valsero il titolo di “S. Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa”. Lo testimonia il reliquiario che conserva la sua lingua incorrotta.
Per i suoi miracoli è chiamato il “Taumaturgo”, cioè il Santo dei miracoli.
L’aspetto della somiglianza vocazionale, specialmente nel carisma dello Spirito Santo della predicazione accomunano S. Antonio e S. Vincenzo che il Prunati rappresenta in questa pala. Sono due santi di caratura somigliante che hanno ispirato il pittore veronese nella creazione di questa pala solenne e ricca di significati esemplari. L’ispirazione primaria del Prunati è la creazione di un’opera che nella sua maestà e delicatezza di atteggiamenti corrisposti non è affatto statica ma contiene una vitalità dinamica, sotto la presenta della SS. Trinità. Infatti manifesta, alla venerazione dei fedeli cristiani, un trattato di elette e primarie verità di fede. La soluzione pittorica del Prunati fa di questa tela d’altare un’opera (Bibbia dei poveri) che diventa un trattato di teologia. Di sicuro nella composizione di un’opera d’arte sacra occorre il “Soggetto Sacro” e di sicuro anche un suggeritore di un conglomerato di scene e di colori; per un’opera dalla così alta concezione doveva esserci stato sicuramente un suggeritore, uno studioso della teologia dogmatica nonché agiografo competente, ma non ne conosciamo il nome. Per la Cappella Sistina è certo che lo stesso Sommo Pontefice discutesse con Michelangelo Buonarroti sulla stesura dei riquadri con la “consecutio” logica e storica della storia della salvezza dell’uomo, in base alla Sacra Scrittura.
Il pittore vive a cavallo tra il ‘600 ed il ‘700, mentre l’opera concepisce un unire di due santi effettivamente simile ma vissuti alcuni secoli prima e anche fra di loro distanti, ma le caratteristiche dei carismi della loro santità hanno per tutti e due toccato vette dell’amore infiammato di Dio e furono dispensatori del “Verbum Dei” (La Parola di Dio) fino all’eroismo. Hanno smosso le folle, hanno convertito migliaia e migliaia di persone ma accomunati dalla metafisica unica e salutare del Dio unico e vero ( il monoteismo) che per essere tale doveva essere rivelato da Dio stesso, ineffabile verità.
La rivelazione della natura di Dio, unica, onnipotente ed eterna, “L’Essere per sé stesso sussistente”, è stata rivelata dalla “Parola di Dio”, nella sua verità di unicità ma distinta nelle Tre Persone che nel nostro Battesimo sono chiamate: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Il pittore vive a cavallo tra il ‘600 ed il ‘700, mentre l’opera concepisce un unire di due santi effettivamente simile ma vissuti alcuni secoli prima e anche fra di loro distanti, ma le caratteristiche dei carismi della loro santità hanno per tutti e due toccato vette dell’amore infiammato di Dio e furono dispensatori del “Verbum Dei” (La Parola di Dio) fino all’eroismo. Hanno smosso le folle, hanno convertito migliaia e migliaia di persone ma accomunati dalla metafisica unica e salutare del Dio unico e vero ( il monoteismo) che per essere tale doveva essere rivelato da Dio stesso, ineffabile verità.
La rivelazione della natura di Dio, unica, onnipotente ed eterna, “L’Essere per sé stesso sussistente”, è stata rivelata dalla “Parola di Dio”, nella sua verità di unicità ma distinta nelle Tre Persone che nel nostro Battesimo sono chiamate: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
