Pala Oratorio di San Michele

La lettura critica della Pala è stata curata da Mons. Fernando Pilli.

La pala dell’altare è opera del veronese G. Battista Levi, datata 1599. Nel corso dei secoli è stata oggetto di tre interventi di restauro. Il primo, nel 1710, da parte del pittore e cartografo Michelangelo Cornale; il secondo, nel 1743, effettuato da Antonio Benoni da Sanguinetto e il terzo, 2019-2022, ad opera della ditta Campagnola Restauro di Verona. Il restauro della pala è stato realizzato grazie al generoso contributo della locale sezione dell'”Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia – Cap. Bruno Ferrarini”.

Sembra che il pittore, conoscitore della iconografia simbolica della Sacra Scrittura, abbia raffigurato S. Michele Arcangelo ponendolo nella visione teologica dell’Antico Testamento e successivamente nel Nuovo Testamento.
S. Michele (che significa: “Chi come Dio?”) ritratto sulla sinistra in basso, è l’arcangelo che lotta e scaccia Lucifero (“portatore di luce” per il suo splendore) che superbamente non ha voluto riconoscere la Signoria di Dio che l’aveva creato.
L’adempimento della salvezza dell’umanità è avvenuta nel Nuovo Testamento con l’Annunciazione dell’Arcangelo S. Gabriele (“Dio annuncia”) a destra in basso, avvenuta alla Vergine Maria che ha generato Gesù il salvatore, figlio di Dio.
La pala dipinta ad olio su tela è composta armonicamente in tre comparti:

A) Sembra che il pittore, conoscitore della iconografia simbolica della Sacra Scrittura, abbia raffigurato S. Michele Arcangelo ponendolo nella visione teologica dell’Antico Testamento e successivamente nel Nuovo Testamento.
S. Michele (che significa:”Chi come Dio?”) ritratto sulla sinistra in basso, è l’arcangelo che lotta e scaccia Lucifero (“portatore di luce” per il suo splendore) che superbamente non ha voluto riconoscere la Signoria di Dio che l’aveva creato.
L’adempimento della salvezza dell’umanità è avvenuta nel Nuovo Testamento con l’Annunciazione dell’Arcangelo S. Gabriele (“Dio annuncia”) a destra in basso, avvenuta alla Vergine Maria che ha generato Gesù il salvatore, figlio di Dio.

B) accanto, compare S. Gabriele Arcangelo (stessa statura e grado celeste di Michele) che annuncia l’avvento della Redenzione dell’uomo a Maria SS. Madre di Dio, indicando con l’indice della destra Maria e portando nella mano sinistra il giglio della verginità, perchè avrebbe generato per opera dello Spirito Santo;

C) il terzo comparto è la parte superiore dell’opera, che rappresenta la gloria e la conclusione celeste della storia divino-umana. Infatti si nota la presenza della “Colomba”, simbolo dello Spirito Santo che aleggia sopra la figura di Maria SS., Madre di Dio con il figlio Gesù sulle ginocchia, che gioca con il cuginetto Giovanni Battista (nome cristiano del pittore il cui cognome è ebraico) il Giovannino che sarà il precursore alla vita pubblica di Gesù Cristo l’Emmanuele (“Dio con noi”).

Come contorno della visione celeste, tra nuvole luminose e contrastate, sono dipinti molti angeli e cherubini, danzanti e musicanti.
A suggellare l’unione tra la terra e il cielo, il pittore ha creato un solido paesaggio solare di sfondo che potrebbe rappresentare qualche antico scorcio di Isola della Scala.
L’opera è certamente densa di significato sacro-teologico e per di più è costruita con sintesi armonica, ricca di movimento e di gioia, culminante nella meditazione estatica della parte superiore.