Se in Isola della Scala ab antiquo fossero Monaci Benedettini

Il titolo di questa scheda è stato ripreso dal titolo del capitolo VIII del volume scritto dall’ Abate Pietro Garzotti sulla pieve di Isola della Scala e pubblicato nel 1882; è il Garzotti, infatti, che per primo affronta questo dilemma e lo analizza per riuscire a dargli una risposta.
Cerchiamo di riassumere come i vari studiosi, nel corso dei secoli, abbiamo affrontato il problema.
La nostra parrocchiale, per tradizione, è chiamata Abazia e, di conseguenza, il nostro parroco è chiamato dalla popolazione Abate; si ritiene che il titolo sia esclusivamente onorifico, in quanto mai sono state trovate tracce che lasciassero pensare all’esistenza in loco di un nucleo di monaci. Questo titolo non è direttamente riconosciuto neanche dalla curia diocesana che, nei decreti di nomina dei parroci di Isola della Scala, non cita mai il titolo di Abate.
Fino a qualche tempo fa si riteneva che il titolo di Abate al rettore pro tempore della Pieve fosse stato concesso, a partire dal parroco Gerolamo Bongiovanni, dal Papa Clemente X con suo Breve del 1672. Il primo storico a citare la vicenda è Giambatista Biancolini nel ‘7001, successivamente ripresa da Giovambatista da Persico nel 18212 e nel 1882 dall’Abate Garzotti3. Tale tesi viene ribadita da Bruno Chiappa nel 1979 nel testo Santo Stefano di Isola della Scala4. Recenti studi effettuati dal Prof. Chiappa presso l’Archivio Segreto Vaticano hanno però dimostrato che, relativamente al pontificato di Clemente X (1669-1676), non è stato emesso alcun Breve a beneficio della Pieve di Isola Della Scala. Il titolo di Abate deve essere stato, dunque, concesso negli anni successivi o addirittura precedentemente; è infatti sempre lo storico Bruno Chiappa che, nel testo storico su Isola della Scala 5, smentisce il Biancolini, precisando che nella visita pastorale del Vescovo Giustiniani, avvenuta nel 1646, il parroco Bernardino Oliviero compare già con il titolo di Abate; ma ancor prima è l’abate Paolo Dolfino a fregiarsi del titolo di Abate6. E’ dunque Paolo Dolfino il primo a comparire nel 1644 in un documento ufficiale con il titolo di Abate. Sempre nel testo storico su Isola della Scala, pubblicato nel 2002, viene esclusa definitivamente la presenza di monaci presso l’abazia isolana, in quanto studi approfonditi non hanno trovato alcuna traccia a sostegno di questa tesi7. Rimaneva, però, un dubbio. L’Abate Garzotti, nella sua opera sopra citata, richiama lo studioso Ludovico Antonio Muratori che, nel 1837 nel volume Dissertazioni sopra le antichità italiane e più precisamente nella dissertazione LXV, elenca i monasteri benedettini presenti a Verona e provincia:

Parimente in Verona si contavano anticamente i Monisterj Sancti Zenonis, Sanctae Mariae ad Organum, Sancti Firmi, Sancti Petri in Mauriatica, Sancti Stephani in Ferrariis, Sancti Thomae, Sanctae Trinitatis, ed altri, che il tempo ha consunti, e non saranno a quegli Eruditi.

Tutti questi monasteri veronesi erano stati identificati dagli storici tranne uno: Sancti Stephani in Ferrariis.
Il Garzotti ha ritenuto che questo antichissimo monastero fosse l’Abazia di Isola per un duplice motivo, da un lato perchè è dedicata a Santo Stefano e dell’altro perchè anticamente la via adiacente al complesso abaziale era denominata Borgo Ferrari.
Franco Segala, invece, nel volume Monasterium Memoria8, non prendendo assolutamente in considerazione questa possibilità, localizza questo monastero nella zona valliva compresa tra i paesi di Gazzo Veronese, Bonferraro, la località Moradega, Roncoferraro e Villimpenta, in quanto è qui che ricorre il nome Vallem Ferrarii. Purtroppo, il fatto che non sia indicata accanto al nome Sancti Stephani in Ferrariis alcuna località in nessuna delle accezioni antiche e il fatto che non vi siano documenti certi sono elementi che non aiutano a fare chiarezza, ne permettono di escludere che si tratti dell’Abazia di Isola.
Se un dato è però certo, ossia che l’Abate Paolo Dolfino è il primo parroco che compare con il titolo di abate, tuttavia, sulla facciata della canonica, dove sono affrescati alcuni stemmi di parroci, lo stemma più antico è quello del parroco Bartolomeo Cartolari che fu abate tra il 1450 e il 1468. Sullo stemma appaiono chiaramente le insegne abaziali, ossia la mitria e il pastorale, che lasciano intendere che il titolo di Abate fosse già stato concesso dalla seconda metà del ‘400.
E’ auspicabile che nuovi studi apportino ulteriori informazioni sulla genesi del titolo di abate al rettore pro tempore dell’Abazia Santo Stefano di Isola della Scala.


1Biancolini G.B., Notizie storiche delle chiese di Verona, Verona, 1749, libro III pag. 293.
2Da Persico G., Descrizione di Verona e della sua provincia, Arnaldo Forni Editore, Sala Bolognese, 1974 Ristampa anastatica, parte seconda pag. 249
3Garzotti P., Le Pievi della città di Verona e la Pieve d’Isola della Scala. Tipografia A. Merlo, Verona, 1882, pag.59.
4Chiappa B., Santo Stefano di Isola della Scala, una parrocchia attraverso i tempi, pubblicato a cura della parrocchia di Isola della Scala, Verona, 1979, pag. 81.
5Chiappa B., Isola della Scala, Territorio e società rurale nella media pianura veronese, pubblicato a cura del Comune di Isola della Scala, Vago di Lavagno 2002, pag. 213.
6Chiappa B., pieghevole sulla storia dell’abazia stampato a cura della Parrocchia di Isola della Scala, 2014
7Chiappa B., 2002, cit. pag. 59.
8Segala F., Monasterium Memoria, Archivio Storico della Curia Diocesana, Verona, 2004, pag. 219.