Tunnel segreti

La tradizione orale giunta fino ai nostri giorni racconta che a Isola della Scala vi fossero alcuni tunnel che mettevano in collegamento edifici storici sia del centro paese sia dell’immediata periferia; la loro funzione sarebbe stata di difesa mettendo in condizioni le persone, in caso di assedio, di fuggire senza lasciare traccia. Si parla di almeno tre tunnel.

Il primo avrebbe messo in collegamento Palazzo Rotto, che si trovava in fondo all’attuale via Primo Maggio, con il convento di santa Maria Maddalena.

Estratto della mappa contenuta nel registro generale dimostrante i beni soggetti a Decima, foglio R, conservato presso l’Archivio Parrocchiale di Isola della Scala – 1788. Il tratteggio blu indica l’ipotetico percorso del tunnel. 


Il secondo avrebbe dovuto collegare l’Abazia Santo Stefano di Isola della Scala con il Santuario della Madonna della Bastia.


Il terzo avrebbe collegato la casa padronale di Corte Palazzina al Santuario della Madonna della Bastia.

Alcuni anziani raccontavano che da bambini avevano visto sia l’ingresso del tunnel che avrebbe messo in comunicazione Corte Palazzina con il Santuario della Bastia sia l’ingresso del tunnel che da Palazzo Rotto avrebbe dovuto condurre al convento di Santa Maria Maddalena. Lo storico sagrestano dell’Abazia raccontava che le possenti mura interne dal grande spessore avevano, in qualche punto, un’intercapedine dalla quale era plausibile potesse partire qualche tunnel.
Questi passaggi segreti risalirebbero ad alcuni secoli fa e, pertanto, per effetto degli eventi naturali e per l’intervento dell’uomo difficilmente sarebbero ancora esistenti. Infatti ai giorni nostri non vi è più traccia degli ingressi.
Passando ad analizzare la morfologia del nostro territorio è da scartare il tunnel che doveva unire l’Abazia al Santuario della Bastia; questo ipotetico tunnel avrebbe dovuto passare sotto i corsi d’acqua del Tartaro e del Piganzo con le inevitabili infiltrazioni di acqua che ne avrebbero compromesso la staticità. Più probabili sono gli altri due che non attraversano corsi d’acqua; in assenza di una qualsiasi documentazione a supporto della loro esistenza a questo punto non resterebbe che effettuare una verifica con il georadar.